Fake news

A CACCIA DI FAKE NEWS

 

di Carlo Prosperi, Direttivo AGOL – Associazione Giovani Opinion Leader

 

Le fake news rappresentano un fenomeno in ampia crescita dal punto di vista numerico ed economico. Con il progressivo incremento aumentano anche i rischi per gli individui  per la comunità.

Il fenomeno si è acuito durante la pandemia, con le statistiche che hanno riportato numeri allarmanti sulla quantità di bufale” circolanti sul coronavirus. La tecnologia non è mai neutrale, insegnano gli storici.

Gli impatti delle trasformazioni nella produzione coinvolgono anche i consumi e le abitudini. È in arrivo un nuovo paradigma, anche nell’editoria e nella fruizione dell’informazione. Secondo i futurologi, entro il 2040 in Italia l’informazione giornalistica viaggerà esclusivamente online. Molto banalmente, più che di crisi, bisogna parlare di transizione: sì, i giornali vedono calare gli abbonamenti cartacei, ma migliorano quelli online; le piattaforme online si adeguano, dai motori di ricerca ai social network; persino la capacità di attenzione ha subito una trasformazione.

Il rapporto Ital Communications-Censis della scorsa primavera ha fornito dei dati statistici che forniscono strumenti quantitativi per comprendere le proporzioni di questa pervasività mediatica: dei 50 milioni di italiani che hanno cercato informazioni sulla pandemia ben 29 milioni (il 57%) “hanno trovato sul web e sui social media notizie che successivamente si sono rivelate false o sbagliate su origini, modalità di contagio, sintomi, misure di distanziamento o cure relative a COVID-19”.

Un fenomeno che seppur presenta numeri enormi su questa tematica non si esaurisce unicamente alla pandemia: un’indagine Eurobarometro condotta poco prima dell’esplosione del contagio riportava che “il 71% dei cittadini europei e il 63% di quelli italiani si imbatte in una notizia fuorviante o falsa almeno una volta al mese. Tra di loro c’è un 27% di europei e un 17% di italiani che trova fake news almeno una volta al giorno”. Come AGOL riteniamo importante garantire una comunicazione accessibile a tutti: crediamo che a tutti debba essere fornita la possibilità di esprimersi nella rete, ma al fine di tutelare l’informazione scientifica è necessario difendere i fruitori dai rischi delle notizie false.

Per farlo le istituzioni devono sostenere la stampa: i professionisti del settore devono essere aiutati e tutelati, specialmente in seguito all’enorme crisi vissuta negli ultimi due anni. L’editoria ha bisogno di una riforma infrastrutturale, che possa proteggere piccoli e grandi editori, con l’obiettivo di garantire
pluralismo, innovazione e qualità del servizio. L’editoria – sia essa radiofonica, televisiva e digitale – di qualità in Italia raggiunge ogni mese il 75% della popolazione, una platea di circa 40 milioni di individui che la scelgono e l’acquistano.

Gli stessi investimenti pubblicitari globali si spostano dai media tradizionali alle piattaforme online. È ora di affrontare il tema, per salvaguardare la libertà d’espressione, la creatività e certamente la tenuta della democrazia.

 

 

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